mercoledì 14 ottobre 2009

progetto divulgazione

Effettivamente i commenti non li legge nessuno. Allora facciamo che vi esprimo i miei dubbi qui. Proprio oggi stavamo discutendo io e Daniele sull'iniziativa di divulgazione: i nostri dubbi sorgono dal fatto che gli articoli sono tutti molto belli e molto specialistici, esattamente come era stato chiesto all'inizio; la domanda è però: ai quotidiani che potremo contattare, cosa chiederemo? Di pubblicare gli articoli stessi? Il dilemma è: quanto un giornale come 'La Provincia' o 'Il corriere di Como' possono essere disposti a pubblicare un articolo concernente un ambito scientifico senza evidenti motivi di interesse da parte del pubblico non specializzato? Non sarebbero forse più propensi a pubblicare articoli sì di fisica, ma che richiamino l'attenzione del lettore medio?
Il problema a questo punto sta qui. Se vogliamo condurre un'iniziativa puramente di divulgazione dell'attività dell'Università dell'Insubria, è difficile che dei giornali possano essere il nostro target. Se invece diciamo: portiamo avanti in parallelo anche un progetto di divulgazione della fisica, non necessariamente solo concernente la ricerca comasca, allora potremmo muoverci anche in quella direzione. A quel punto, però, sorgerebbe la necessità di scrivere tali articoli più 'divulgativi': forse non per forza da parte di professori o ricercatori, quel lavoro potrebbe essere fatto anche da noi, volendo. Bisogna intendersi, insomma. Quello che intendo per 'articoli più accessibili' è (esempio): nel 2009 il Nobel è stato vinto da, da e da. Perchè? Che cosa hanno scoperto? cosa hanno studiato? perchè sono importanti i loro studi?...cose del genere, che però lascerebbero cadere il fatto di divulgare la nostra ricerca, che rimarrebbe sul giornalino vero e proprio. Si potrebbe al limite chiedere, se pensiamo a questa ipotesi, di firmare questi pezzi con l'indicazione 'Tizio Caio, università dell'insubria'. Prima di tutto, comunque, il prof. Benza suggerisce di far fare un'intervista per introdurre questa iniziativa, e poi più tardi iniziare a spedire gli articoli veri e propri. Credo però che dovremmo fare un attimo chiarezza su questo mio grosso dubbio...
Scusate la lungaggine.

2 commenti:

  1. Probabilmente se spiegassimo cosa riguarda lo studio dei vincitori del nobel di quest'anno verrebbero fuori degli articoli molto belli ma molto "specialistici", come dici tu. Citando Feynman "If I could explain it to the average person, I wouldn't have been worth the Nobel Prize".

    A questo punto se vogliamo divulgare la fisica come disciplina, prendiamo un fenomeno particolarmente interessante ma con una spiegazione già assodata e non più oggetto di ricerca di frontiera. Questo perché probabilmente sarà più facile operare le semplificazioni necessarie per renderlo più appetibile. Perché secondo me per certi argomenti molto interessanti ma molto "avanzati" prescindere la parte matematica è praticamente impossibile.

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  2. Molto appropriato il commento. In effetti, in fase di delineazione del progetto, non avevamo dato molta importanza alla questione della distribuzione.
    Ora che abbiamo gli articoli pronti e possiamo fare la prima uscita, questa diventa una questione di fondamentale importanza.

    Innanzitutto rispondo al commento al post precedente di Federica, in modo da chiarire le linee guida che avevamo deciso all'inizio del progetto (ovviamente è buona cosa che vengano ridiscusse, perchè magari si possono facilmente migliorare).
    Il foglio divulgativo uscirà mensilmente, sarà costituito (dò un esempio in forma cartacea per chiarire le dimensioni) da due pagine A4 scritte in carattere 10-12 tipo Times e il contenuto sarà un solo articolo, divulgativo e corredato di una o più immagini (divulgativo qui vuol dire divulgativo ma specialistico; tipo un articolo di Le Scienze).

    Per quanto riguarda invece le osservazioni, dò la mia personale risposta.
    Secondo me dovremmo cercare di evitare divulgazioni semplicistice (cioè comprensibili alla maggior parte dei lettori di un quotidiano) più per un motivo politico che per amor di formalità. Mi spiego: un articolo più rigoroso, anche se di più difficile comprensione, ci tiene al riparo da interpretazioni semplificate (vedi: c'è un caso di influenza suina => tutti i giornali urlano alla necessità di una vaccinazione di massa). Nel nostro caso, il fatto che quello che divulghiamo rimanga intrinsecamente un po' complicato, ci tiene al riparo sia da chi potrebbe gridare al miracolo per quello che si fa, sia da chi potrebbe urlare all'inutilità della nostra ricerca.
    Temo di essermi spiegato piuttosto male. In altre parole, penso che noi dovremmo fare la parte degli araldi della libera interpretazione del singolo, e cioè che la valutazione della bellezza/utilità della ricerca che divulghiamo sia una cosa che fa il lettore, e che non può fare un giornalista medio (scusate la mia sfiducia verso la categoria).

    Ovviamente il tutto è molto opinabile, e gradirei avere le vostre opinioni.

    Concludo aggiungendo le modalità di pubblicazione che avevamo pensato ai tempi: online sul GIOST (stimerei 5 letture al mese) e attraverso gli insegnanti delle superiori. I giornali erano arrivati dopo; secondo me dovremmo considerare che i principali fruitori dovrebbero essere gli studenti o comunque i giovani (sempre per mia opinione, sono quelli più aperti a visioni meno fataliste della scienza).

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