lunedì 26 ottobre 2009

L'università come punto di vista per l'analisi di notizie

Perdonate il titolo altisonante e pomposo.
Mi è capitato, in uno dei giorni passati, di parlare con alcuni miei compagni di quella che è l'informazione di stampa. Reduci (o forse non ancora) da critiche sulla libertà dell'informazione, in particolare di quella cartacea, e in un Paese dove tanti giornali si dichiarano indipendenti (e ne nascono perfino di nuovi su questa corrente; qualcuno di voi conosce forse "Il Fatto Quotidiano", che ha aperto i battenti poco fa), parlavamo della qualità dell'informazione.

Da aspiranti fisici notiamo come tutti i giornali, senza esclusione, e quasi tutte le persone che occupano cariche pubbliche non siano in grado di dare valutazioni oggettive su un modello sensato. Faccio un esempio.
Dobbiamo decidere se l'influenza A pandemica è pericolosa o no, e a mio avviso esistono due modi di affrontare la questione.

Il primo, che mi sembra sia quello utilizzato da tutti, indipendenti o no, di parte o apartitici: contattiamo un esperto a caso (magari nemmeno diciamo chi è), prendiamo metà delle parole dell'intervista rilasciataci, citiamo dati più o meno a caso, e via. Scriviamo titoloni che riportino come negli USA 10^6 persone siano infette e 10^3 già morte.

Il secondo, che a mio avviso è più oggettivo, di contro non impenna le vendite. Come definiamo la pericolosità dell'influenza? Ad esempio valutandone la mortalità o il numero di morti che ci si aspetta che porti. Nel primo caso, dai dati sopra riportati, la mortalità è circa dell'un per mille (calcoli più accurati la stimano attorno a uno-due punti per migliaia). L'influenza stagionale ha una mortalità del 5 per mille.
Nel secondo caso, dobbiamo valutare l'effetto della più alta percentuale di contagio dell'H1N1. Ma anche in questo caso, i risultati sono comparabili all'influenza "classica".

Quello che vorrei è auspiciare un'informazione che usi i numeri come si deve; che non sia legata a fattori di profitto. Questo potrebbe essere il ruolo delle università, cioè fornire un'informazione di interpretazione dei dati che non faccia sproloqui su ipotesi, ma che definisca, attraverso il semplice buon senso, come è veramente la situazione attuale.

Vi riporo un link al sito che unifica le iniziative di radio e televisione gestite da università in tutta Italia. Ovviamente non voglio incitare a tanto, però sarebbe interessante poter pensare di proporci al mondo esterno non solo con progetti divulgativi, ma anche con iniziative di interpretazione dei fatti nel modo più chiaro e trasparente possibile. Dove quello che contraddistingue è il buon senso.

3 commenti:

  1. Scusate se sono duro con i giornali e i giornalisti in particolare; sono stato traumatizzato da piccolo.
    Sono certo che ci dev'essere tanta brava gente che appartiene alla sua categoria e fa il suo lavoro al meglio.

    Per eventuali critiche di visionarietà o pazzia per certe proposte: l'anno scorso solo avere dei rappresentanti sembrava impossibile. Nessuno di noi (io perloemno no) avrebbe scommesso più do qualche centesimo sulla riuscita del giornale divulgativo. Voglio solo lanciare un sasso...

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  2. Figurati: giusto stamattina vedendo i dati sull'affluenza alle primarie del Pd (peraltro non ufficiali, quindi sto ancora aspettando per vedere se mi confermino i miei dubbi) ho avuto delle perplessità: si diceva "affluenza di quasi tre milioni di persone" ("Grandissima risposta", "Risultato imponente" etc i commenti), quando sono andata a ribeccare i risultati del 2007, elezione di Veltroni, e i votanti erano 3 milioni e mezzo. Da notare che quest'anno potevano votare anche i sedicenni! Allora sono davvero "un numero enorme", o nella realtà sono in calo?? Devo verificare... Poi: "cali del 20% sull'affluenza nel Lazio: ecco l'effetto-Marrazzo". Siamo sicuri che non sia solo una fluttuazione normalissima? Quali sono i numeri certi? Insomma...oggi mi sono posta lo stesso problema. Anzi, adesso vado a fare una ricerchina! La spendibilità della fisica nel campo dell'informazione è maggiore di quanto pensassi...e ti permette di vedere le cose in modo più chiaro. In tutti i campi.
    nota: stamattina ho contattato l'Arcivescovile di Tradate-liceo scientifico. Loro acconsentono all'iniziativa-divulgazione.

    (p.s. vai tranquillo Marco: tutti diffidiamo dei giornalisti...)

    p.p.s. ma che spettacolo! funziona, questo blog! bell'idea Teo!

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  3. @Fede

    Brava mi piace il tuo spirito critico basato su fatti concreti come i numeri e, in modo particolare, numeri interpretati da fisici e non da politici.

    Quanto tu hai riportato sulle primarie, ammesso che i dati siano confermati, è un tipico esempio - a mio parere - di come la stampa sia poco libera in Italia. I giornali hanno titolato: grande risposta, risultato imponente... cosa sicuramente vera. Se fossero stati di "destra" avrebbero potuto titolare "Il Pd perde anche quando è l'unico partito". I loro titoli sono più neutrali e come dici tu garantiscono più vendite: i seguaci del Pd comprano contenti, quelli del Pdl sanno che ieri era il grande giorno del Pd e non si preoccupano troppo di verificare. Se avessero anche solo messo nel sottotitolo: "Calo di affluenza ai seggi", oggi assisteremmo a scene isteriche di esponenti politici che gridano: il Berlusca rovina anche l'espressione più democratica che il nostro Paese riesce a darsi.

    Se questo calo generalizzato di affluenza, che ripeto se i tuoi dati sono confermati, si aggira attorno al 15% fosse verificato, allora il 20% in meno nel Lazio è una semplice fluttuazione statistica.

    Se vuoi fare un lavoro ben fatto, ti consiglio però di tener conto anche di tanti altri fattori ancillari. Per esempio, il costo per votare è rimasto lo stesso? Se fosse aumentato, specie in questo periodo di crisi, avrebbe potuto fermare qualcuno. Quali erano gli schemi di alleanze alle precedenti primarie? Quali erano le prassi necessarie per votare alle precedenti elezioni? Insomma, non sempre basta dire che 3 è minore di 3.5.

    Comunque molto brava, spero di leggere presto una tua bella relazione a riguardo.

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