La storia di una mela -si pensa- è presto detta:
un seme, un po' di linfa, calore della primavera
e il bel frutto dall'alto di un ramo svetta.
Ma, a onor del vero, vi fu in una non lontana era
un individuo di tal specie che non si limitò affatto
a far bene il suo mestiere, per gli amanti del mangiare:
la sua rivoluzione rese possibile un gran fatto
che per la corsa della scienza fu quantomeno salutare.
Si narra che un dì un tale, volendo schiacciare un pisolino,
s'andò a sdraiare ai piedi di un albero da frutto
e, quando quella mela gli urtò contro il coppino,
lui, raccogliendo il pomo, s'illuminò tutto:
" Vuoi vedere che questo rotolare delle cose a valle
e, in generale, il loro precipitare in basso,
può spiegare addirittura il moto delle stelle
e come cadrebbe da un'alta torre un sasso?"
Aperse così il libro dei pianeti sullo scaffale;
quella sera saltò cena, non chiuse occhio e venne al dunque:
mediante la sua legge di gravitazione universale
era in grado di spiegare il moto d'un corpo qualunque.
Quando poi s'accorse che funzionava tutto quanto
se, con quella formula, studiava le leggi di Keplero,
quell'Isaac Newton se ne fece un vanto,
poi divenne sir e l'omaggiò il Regno intero.
Aveva dato il colpo a una disciplina infida:
con lui s'apriva il mondo complicato della dinamica,
quella di cui ogni studente di primo acchito diffida
perché non è sufficiente conoscer la matematica.
Abbiamo quindi confermato che esistono vicende
che, rovesciando ciò che da loro ci si aspettava,
finiscono col decidere ben più importanti faccende.
E non mi riferivo certo al baronetto che sonnecchiava:
chi può dimenticare quel sacrificio gratuito
della ormai famosa, tondeggiante, cara mela
senza il cui volo, evento di certo fortuito,
non sapremmo nemmeno manovrare una barca a vela?
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