martedì 17 gennaio 2012

Riflessione estemporanea

Mancano pochi gradini e sbucherò sul primo terrazzino della torre; da lì la salita continua, restringendosi la scala a chiocciola fino a vorticare su se stessa, stretta in una circonferenza di poche bracciate di diametro, e sale. La vetta è ben alta, si perde quasi tra le nuvole, o meglio: nessuno sa bene dove sia la cima. Prima in ogni caso c'è da superare una seconda terrazza, più ampia della prima, dal cui parapetto la visuale sul mondo è incredibile.
(Così dicono, io non ci sono mai salita).
Già dal primo comunque il panorama non è male: un telescopio a moneta sulla sinistra permette di osservare il cielo, e dall'altra parte della torre un potentissimo microscopio con uno zoom di ultima generazione inquadra i fili d'erba del prato sotto, e le coccinelle che zampettano tra quelli, i punti sulle loro elitre, e le cellule di quei punti, e le molecole che governano la sintesi delle proteine in quelle cellule, e gli atomi che compongono quelle molecole.
Bello eh?
Ma oltre il prato (peraltro deserto: non c'è poi molta gente con l'ardore di avventurarsi nei pressi della torre!) cosa c'è? Cos'è quel fumo che sale oltre la radura, i rumori che si sentono, le voci?

* * *

Non vi dà l'impressione a volte che la nostra disciplina sia come un'altissima torre cui solo pochi eletti possono accedere, e man mano che sale gli "eletti" diventano sempre meno...?
E che intanto il mondo, fuori, vada avanti con i suoi casini, le sue petizioni, le sue ribellioni, le sue guerre, con la sua storia insomma che si fa nelle strade; e che noi, impegnati a salire la torre, a cogliere la minuscola briciola dell'universo, non riusciamo più a essere davvero protagonisti oltre la radura, se non assistendo passivamente al resoconto offerto dalle pagine del giornale del giorno prima?
Non vi dà l'impressione che salendo i primi piani ci siamo già un po' isolati dal mondo di fuori?

3 commenti:

  1. Come ho letto il titolo ho capito che si trattava di un tuo post. Nessun altro avrebbe il coraggio di usare la parola "estemporanea" nel titolo. ;)

    Trovo che raffigurarsi il proprio percorso come una torre sia piuttosto pericoloso. Noi non siamo qualche gradino più in alto di chi si trova nel prato o al di là di esso.
    Anche se la fisica ci fornisse la Verità Assoluta su tutto quello che avviene nell'universo - e sappiamo che non potrà mai succedere perché non avremo mai la certezza che le nostre conoscenze siano precise al 100% - la vita è composta soprattutto da pareri personali.
    Quello che abbiamo appreso in questi anni ci serve a poco per capire se sia meglio votare a destra o a sinistra, se sia meglio essere atei o religiosi, eccetera.

    Probabilmente è capitato a tutti di sentirsi diversi dagli altri, è molto simile ad andare a vivere all'estero e sentirsi uno straniero. Considerarsi speciali è visto come un buon modo per indorare la pillola, ma troppo spesso produce snobismo e isolazionismo.
    L'università non ci ha resi diversi dagli altri, perché tutti gli esseri umani sono differenti uno dall'altro fin dalla nascita.

    Vivere in una società significa proprio saper superare le differenze fra i singoli individui e condividere gli eventi quotidiani. Non farlo significa essere asociali.
    È una nostra responsabilità, forse anche un nostro dovere, mantenerci all'interno della società, anche se è molto più facile considerare solo i pareri di chi la pensa come noi, perché da sempre la società è stata il cardine dell'evoluzione umana.

    Se il testo è piuttosto delirante mi inventerò qualche scusa improbabile come "Non l'ho scritto io, è stata una scimmia che batteva a caso sulla tastiera."

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  2. Commento à coté: ma che razza di fuso orario ha questo blog? Mi segna il commento precedente come inviato 9 ore fa, esattamente un'ora prima che Fede pubblicasse il post...

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  3. Non credo che la fede intendesse osare di superbia.

    L'ultima frase mi ha fatto nascere dentro un pensiero: effettivamente quelli che più hanno aiutato l'umanità a mitigare le proprie pene sono quelli a cui l'umanità meno interessava in assoluto. Credo che fare delle scoperte molto importanti nelle scienze implichi molto tempo, sforzo mentale, che inevitabilmente porta l'autore a non pensare ad altro. Una fissazione che lo tira fuori dalla vita quotidiana. L'unico vero amore ed interesse diventa quello per la conoscenza. A chi gliene importa qualcosa di quei cristi laffuori. Eppure proprio lui ha cambiato la vita di tutti. Sarebbe stato più coerente se fosse stato un volontario della croce rossa, che dedica la vita alle persone, ad aiutarle veramente, ma che in fondo avrà curato in tutta la vita al massimo un migliaio di esseri umani.

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