so che siete trepidanti e che non vedete l'ora che pubblichi il resoconto del CCD di febbraio dopo questo mese di esami, ma su quell'argomento ho ancora bisogno di tempo per schiarirmi le idee, tanto l'organizzazione di un corso di laurea può essere tramutata in un'impresa titanica. Nel frattempo vi segnalo un articolo che spero troverete interessante.
L'articolo in questione è stato pubblicato su Le Scienze di marzo con il titolo "Sesso, bellezza e statistica", e mostra come spesso da un'analisi superficiale dei dati si traggano conclusioni perentorie (e abbastanza fantasiose) senza che queste siano suffragate da prove statisticamente significative.
In particolare gli autori del pezzo "prendono di mira" una serie di articoli pubblicati sul Journal of Theoretical Biology da Satoshi Kanazawa con titoli quali I genitori alti e robusti hanno più figli maschi, Gli uomini più violenti hanno più figli maschi, Gli ingegneri hanno più figli maschi, le infermiere più femmine e I genitori belli hanno più figlie femmine. Queste tesi sono poi state esposte anche in un articolo intitolato Dieci verità politicamente scorrette sulla natura umana per la rivista Psychology Today, e in un libro scritto in collaborazione con Alan S. Miller pubblicato in Italia con il titolo Perché agli uomini piacciono le curve e le donne adorano i diamanti. Nell'articolo si mostrano alcuni errori (direi abbastanza grossolani) commessi nell'analisi dei dati che hanno portato a queste tesi, e come questi risultati siano stati ingigantiti da diversi "passaparola" prima di finire sulla stampa "non accademica".
Non ho intenzione di ricopiare l'articolo per filo e per segno, quindi mi limito a consigliarvelo caldamente. Da studente però sono stupito dal fatto che diverse riviste soggette a peer-review non si siano avvedute degli errori nella presentazione dei dati, visto che qualche sospetto avrebbe potuto essere facilmente destato dal fatto che le tesi degli articoli erano dalle 10 alle 100 volte più grandi di tutti gli effetti sul rapporto tra i sessi alla nascita mai riportati nella letteratura scientifica. Se a ciò aggiungiamo che l'autore di questi articoli è anche professore di metodologie della ricerca, la faccenda assume un che di surreale.
Tutto questo per ribadire, come già si faceva da questo blog tempo fa, che i dati statistici vanno usati con cautela e soprattutto presentati in modo corretto; citando l'articolo di Le Scienze:
[...]Questo articolo affronta soprattutto l'interpretazione di risultati non significativi, e tratta brevemente le distorsioni dei risultati ambigui veicolate dai mezzi di informazione, Se si pensa alle precauzioni e ai tecnicismi con cui gli statistici e i ricercatori sociali più scrupolosi argomentano le loro conclusioni, non c'è da sorprendersi del fatto che i giornalisti siano influenzati da chi magnifica e sopravvaluta i propri risultati. Uno dei motivi per cui è importante affrontare questo argomento è proprio che certi errori sistematici, come la sopravvalutazione delle dimensioni di effetti che in realtà sono molto modesti, possono fuorviare gli scienziati e, con loro, il grande pubblico.
Un altro pezzo interessante su alcuni nefasti effetti delle statistiche mal condotte, e più in generale sulla pazza corsa all'affibbiare a qualsiasi cosa un valore numerico lo trovate qui.
Ciao a tutti, prossimamente il resoconto del CCD.
Daniele